• Dicembre 14, 2024

Non sei depresso, sei semplicemente un fallito!

DiClass Alfa

Gen 7, 2021

E se la depressione non fosse causa, ma conseguenza?

La depressione è dolore mentale ed emotivo, una sofferenza che si vincola alla stessa esistenza, allo stesso vivere. Tutto ci causa dolore, vivere è letteralmente una fonte di dispiacere. La depressione gira attorno alla comprensione del dolore nella vita di un essere umano.

Il dolore è parte della vita di tutti. Attraverso il dolore noi abbiamo la più concreta prova di essere al mondo. Gestire e capire il dolore è la strumento che ti trasforma da bambino a uomo e ti fa capire che il dolore sarà sempre lì a ricordarti che sei vivo, che non ci sono vacanze dalla vita perchè la vita è una costante scalata. Ci si deprime quando questa scalata viene interrotta, illusi di essere arrivati. Ma non c’è nessuna vetta, questo è il senso della crescita, un continuo processo di miglioramento e di gestione del dolore che ci fa crescere come uomini.

È importantissimo saper sfruttare il dolore, la sofferenza, lo stress come strumento di crescita, senza questa consapevolezza possiamo subire conseguenze gravissime. Per questo ho sempre considerato il proverbio “ciò che non ti uccide ti rende più forte” una cagata pazzesca. Questa espressione, decontestualizzata, è falsa. Il più delle volte le sconfitte ti lasciano tramortito, debole in fin di vita. Ogni fallimento ti spinge sempre più in basso nella tua scalata, altro che renderti più forte. È come una guerra. Se vai al fronte preparato e armato potrai tornare a casa vincitore o vinto, ma migliore, mentre se vai nudo e sprovveduto rischi di morire sul campo di battaglia.

Il dolore ti rende più forte. Questa affermazione è innegabile, ma è valida solo se riesci a dominare quel dolore. Quanti uomini sono tornati da una guerra distrutti mentalmente, famoso il caso clinico degli “scemi di guerra” reduci dall’esperienza devastante della guerra in trincea della Prima Guerra Mondiale.

Ma se ti appronti alla battaglia con la giusta preparazione, se prima del duello affili a dovere la tua spada e tempri la tua corazza, puoi tornare più  forte di prima. Pensiamo a quanti uomini sono tornati a casa dalla guerra e hanno letteralmente costruito un impero. Pensate a Giulio Cesare, che dopo aver vissuto per anni la violenza della Campagna di Gallia in prima persona si è preso Roma con la forza, non solo la forza dei suoi soldati, ma soprattutto la forza mentale che aveva sviluppato nella sua carriera da generale.

Pensate, evitando di scandalizzarvi come frocetti, ad Adolf Hitler. L’esperienza della Prima Guerra Mondiale è stata per lui un incredibile percorso di crescita personale che lo ha portato pochi anni dopo a costituire un partito, a vincere le elezioni e a diventare l’uomo più potente e temuto del suo tempo. Non certo uno “scemo di guerra”. Entrato debole, taciturno, riformato alla leva austriaca ed uscito Dittatore.

A dimostrazione di come il dolore tipico degli scenari bellici abbia segnato il successo di moltissimi uomini c’è un altro dato. Oltre il 10% degli imprenditori americani è un ex militare.

Lo psicologo canadese Jordan Peterson sostiene che spesso i sintomi della depressione, comportamentali e a biochimici, sono simili a quelli di chi occupa una bassa posizione gerarchica. Se sei un subordinato, se non fai altro che obbedire, se non dai ordini ma ne ricevi di continuo è probabile che tu ricopra nel tuo contesto sociale una posizione gerarchica molto bassa, e questo ti crea un disagio perchè non ottimizza la tua strategia riproduttiva. Non avere potere, non avere responsabilità, non essere importante per un uomo è un problema dato che lo rende automaticamente poco valido agli occhi degli altri. Lo status è fondamentale per determinare il valore di un maschio della nostra specie, la posizione sociale in certi contesti è quasi tutto. Pensate a certi conduttori televisivi, o youtuber, dall’aspetto del tutto discutibile. Spesso, oltre ad essere un po’ famosi non hanno nulla, nemmeno i soldi. Eppure scopano a nastro. Ricordo bene quando qualche anno fa nel liceo dove studiavo si diffuse la notizia che una mia coetanea aveva scopato con un comico di Colorado Cafe. Un tizio bruttino, non giovanissimo, con aspetto da beta innocuo si era bombato una bella 18enne fresca ed eccitata senza darle nulla in cambio, solo in virtù della sua fama e del suo status. Vedete quindi quanto per gli uomini sia fondamentale ricoprire una posizione di rilievo, specialmente con il passare degli anni. Noi lo sappiamo, e se non lo razionalizziamo spesso, lo teniamo sempre presente a un livello inconscio e limbico.

Non dico che la tua depressione sia necessariamente dovuta alla posizione che occupi nella gerarchia sociale, dico solo che è altamente probabile. Se sei un operaio di basso livello, un disoccupato, uno studente squattrinato è probabile che tu sia depresso per questo motivo. E lungi da me denigrare le tre categorie citate dato che ne ho fatto parte per lunghi periodi, ma riconosco l’amarezza quotidiana che certi ruoli danno all’uomore di un uomo ambizioso e intraprendente.

Social Network

Nell’analisi della depressione moderna bisogna sempre citare i social network dato che sono ormai parte del nostro quotidiano e ci entriamo decine e decine di volte ogni giorno. La vita che viene rappresentata al loro interno è del tutto slegata dalla realtà dei personaggi. Ci si propone sempre per il meglio, cercando di costruire un marchio, un brand personale da vendere con la migliore immagine possibile. I dati sono del tutto falsati e selezionati con una strategia di marketing simile a quella che si sviluppa per un nuovo prodotto, ma il prodotto sono le persone in questo caso.

La costante visione di donne belle ed eccitanti ovviamente non aiuta.

Sui social, e in particolare su Instagram, continuiamo a vedere ragazze semi nude in posizioni esplicite che risvegliano i nostri istinti sessuali. Vediamo qualcosa che il più delle volte non possiamo avere. Oggi i social sono saturati da contenuto soft porn che ha gravi conseguenze sul nostro cervello, che non riposa mai da certi contenuti, alternando siti porno a social network. La depressione è solo uno degli effetti negativi che certi contenuti ci provocano.

A volte poi cerchiamo nei social contenuti motivazionali. Credo che sia un errore, non è il luogo giusto. Intanto perchè quei contenuti sono pensati per tutti, non sono targettizzati a giovani maschi ambiziosi, ma vanno bene anche per donne anziane, troiette moderne o uomini mediocri di mezz’età. Ad ogni contenuto motivazionale, ammesso che ci sia, si alternano decine di contenuti demotivanti e deprimenti. Non ha senso perdere tempo sui social se non si ha un reale vantaggio nel farlo.

Forse sei semplicemente un fallito

L’ex campione mondiale di kick boxing Andrew Tate considera la depressione come un istinto naturale presente in tutti gli uomini che ha il compito di indicarti che qualcosa non va, che qualcosa nelle tua vita ha bisogno di essere cambiato. Dichiara:  <<se sei depresso cerca di capire perchè lo sei e cerca di cambiare questo fatto. A volte mi scrivono “non capisci, sono grasso e depresso perchè non riesco a trovare una ragazza…”, cazzate! Tu sei depresso perchè sei grasso e non hai una ragazza. La depressione non è una causa, è un effetto.>> e <<ditemi in che parte del manuale della vita c’è scritto che dobbiamo essere felici tutto il tempo? La nostra missione non è essere felici. La nostra missione è sopravvivere>>

La depressione non deve fermare la tua scalata, non deve farti perdere un allenamento o un giorno di lavoro. Un Uomo degno di questo nome deve essere in grado di dissociare il proprio comportamento dalle proprie emozioni, una donna si paralizza davanti alla paura, un Uomo la affronta perchè sa che dietro alle paure si nasconde il premio del successo, della crescita, della maturazione, della mascolinità.

La depressione è un male diffuso nel mondo moderno e anche io ci sono caduto molte volte. Ho capito che essere produttivi e abbandonare certe abitudini virtuali come porno e social network possono fare molto. Ho anche accettato, non senza conseguenze, di essere anche un fallito che non ha raggiunto grandi risultati nella vita.

Forse la depressione, almeno per molti uomini moderni, non è una patologia da curare con terapie e psicofarmaci. Forse la depressione è semplicemente la conseguenza della nostra vita mediocre.

Class Alfa

Appassionato di miglioramento personale. Esperto di chirurgia plastica e maxillofacciale, sociologia e gestione di micro impresa.

6 commenti su “Non sei depresso, sei semplicemente un fallito!”
  1. Sono un po’ perplesso. La depressione deriva (o può derivare) dal mancato raggiungimento di ciò che si vorrebbe avere, ma non tutti desideriamo le stesse cose.
    C’è chi, ad esempio, reputa prioritaria la propria tranquillità e, di conseguenza, preferisce evitare ruoli di responsabilità che magari ne aumenterebbero il prestigio ma lo farebbero vivere costantemente in apprensione.
    E non è che si tratti di individui meno virili o coraggiosi di altri. Semplicemente, hanno diverse aspirazioni.

  2. Non capisco perché in molti articoli usi il termine frocetto in modo derisorio. D’accordo che il politically correct è un cancro, ma se lo scopo è far ridere o scandalizzare non credo che ci riesci in questo modo. Ti consiglio di essere meno “diretto”, così da poter allargare il tuo pubblico, visto che comunque scrivi alcune cose interessanti.

    1. Questo è il mio linguaggio sul web da sempre, lo uso anche per polarizzare i miei lettori, se ti scandalizzi il problema è tuo, non mio. Come altro andrebbe usato il termine frocetto se non in modo derisorio? Le parole taboo non mi piacciono, più si usano e più si demolisce il valore negativo che la società moderna attribuisce loro, un po’ come “negro” per esempio.
      Il mio pubblico si allargherà, ne sono convinto. Non per il mio stile di scrittura, ma per il fatto che credo veramente nel percorso che io e tanti altri giovani uomini stiamo facendo, a livello personale e corale.

      1. Non ho detto che mi scandalizza. ho detto che l’uso offensivo che ne fai non rende merito al blog e non è educato. Come potresti sapere, i froci sono tali in quanto hanno subito violenze/traumi in giovane età, dunque usare in tono derisorio il termine frocetto equivale a insultare un malato di cancro o un infartuato che non ha alcuna colpa della sua condizione.

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