• Dicembre 3, 2024

La memoria muscolare esiste?

DiClass Alfa

Gen 7, 2021

Un mito che appassiona i palestrati di tutto il mondo.

Mi è capitato spesse volte di sentire in palestra che “il muscolo ricorda” e che quindi le pause dagli allenamenti, anche lunghe, non comportano sempre una perdita totale dei risultati. In poco tempo, così si dice, si possono riprendere i vecchi volumi e anche la forza viene recuperata rapidamente. Chi ha quindi uno storico di allenamenti ha dei vantaggi sul novellino con le braccia da ottenne e può crescere più in fretta di chi non si è mai allenato davvero.

Applicare il termine memoria ai muscoli mi è sempre sembrato un po’ azzardato, i muscoli sono fibre azionate da impulsi elettrici, non possono ricordare. Al massimo si possono adattare al lavoro. Se ogni cinque giorni eseguo distensioni su panca in 4×4  con lo stesso peso, e ogni  sessione aumento il carico di 1kg, i miei muscoli di spinta si adatteranno al lavoro facendomi diventare più forte. Ma se di colpo mi fidanzo con Clarissa la tossichella del Parco e inizio a vivere di amore ed eroina i miei muscoli si adatteranno solo al peso della siringa, pochi grammi, che sposto dal mio braccio alla sua caviglia (le braccia di Clarissa sono già distrutte di buchi, e non me la sento di iniettarla nello sfintere…). Ecco che la mia nuova ‘scheda di allenamento’ mi porta a perdere le masse muscolari e la forza che avevo costruito con tanta disciplina.

È possibile dunque, dopo anni di vita sregolata al fianco di Clarissa la tossichella del Parco, tornare ai vecchi volumi da Vigile del Fuoco? I muscoli “registrano” in qualche modo informazione che poi riutilizzano?

Intanto vorrei partire dalla mia esperienza personale. In passato sono stato molto più pesante e forte di quanto non sia ora e il mio stile di vita mi ha portato per il momento a non allenarmi più in palestra. Ho notato però che nei periodi in cui curo un minimo la mia alimentazione e faccio esercizio con i pesi il mio corpo cambia. Nel giro di due o tre settimane posso prendere 3 o 4 kilogrammi che a quanto vedo allo specchio sembrano quasi tutto muscolo. Incredibile, ma almeno nel mio caso sembra che i muscoli si ricordino qualcosa.

Questo fenomeno è risaputo da tutti gli appassionati di palestra che per qualche anno hanno dovuto mollare la palestra per cause esterne. Chi per malattia, chi per lavoro, e chi per colpa della cattiva influenza di una donna.

Analiziamo ora l’aspetto scientifico e vediamo cos’è la memoria.

Per memoria si intende la capacità di ripetere virtualmente un’esperienza passata. Il nostro cervello cioè ci consente di ricollocare nel tempo o nello spazio certi avvenimenti, riconoscere persone, rumori e persino sapori e odori. Sicuramente il nostro cervello ci aiuta a memorizzare l’esecuzione di certi esercizi, e una volta che hai imparato ad addurre le scapole in distensione su panca piana è difficile dimenticarlo, anche dopo molti anni di stop.

Questa è la memoria procedurale, che poco ha a che vedere con la famosa “memoria muscolare” del palestrato d’annata.

Quindi possiamo ricordare, o meglio rimembrare, l’esecuzione e la traiettoria di un esercizio. Ma come possiamo ricordare la forza e la massa?

Nel nostro corpo esiste un centro di comando: il cervello. Questo centro invia attraverso il sistema nervoso periferico dei segnali che inducono i movimenti. Il processo viene attivato da un insieme di neuroni che compone il famoso circuito neuronale, un gruppo di neuroni collegati da sinapsi. Questi piccoli circuiti possono collegarsi ad altri e formare dei grandi “network” di cellule cerebrali. È evidente come un certo tipo di attività fisica possa andare a sviluppare certe funzioni nel cervello che prima non esistevano. Moltissimi sono ormai gli studi che hanno dimostrato il collegamento tra funzioni cognitive e muscoli. Per esempio la letteratura scientifica ci dice che alti livelli di forza isocinetica del quadricipite femorale sono collegati a migliori risultati nei test di abilità cognitive, ci sono in genere diversi studi che dimostrano valori delle capacità cognitive e fisiche crescere insieme.

Questo ci aiuta a capire meglio come allenarsi in sala pesi possa effettivamente sviluppare il nostro cervello in funzione di quell’attività. Altri studi ci dicono che non solo la funzione muscolare (forza) ma anche la struttura muscolare (massa) sono collegati alla struttura del cervello. Interessante come venga in particolare sottolineata la relazione tra funzioni cognitive, demenza senile e funzionalità degli arti inferiori. Sempre detto io che i vecchi rincoglioniti che danno il pane secco ai piccioni del Parco hanno le gambe secche. Tra le cose più interessanti sicuramente gli effetti del fattore di crescita IGF-1, stimolato dall’esercizio di resistenza, sul nostro cervello. Questo ormone prodotto dal fegato agevolerebbe la proliferazione delle cellule nervose.

Ora andiamo al punto più discusso nelle palestre di tutto il mondo quando si parla di memoria muscolare: l’iperplasia. Secondo molti guru il costante allenamento porterebbe le cellule muscolari non solo a ingrandirsi (ipertrofia) ma anche a moltiplicarsi (iperplasia). Partiamo dal presupposto che le cellule muscolari umane non si moltiplicano a differenza di molte altre cellule del nostro corpo. Alla nascita abbiamo un dato numero di fibre muscolari e quello ci teniamo. Nell’uomo ad oggi non è stato possibile dimostrare il fenomeno dell’iperplasia muscolare, mentre su gatti e polli per esempio è stato osservato un aumento di circa il 15 % del numero di cellule a causa di sforzi o allenamenti. Il processo di crescita dei muscoli nell’uomo non è ancora del tutto chiaro e non sappiamo tutto su come i nostri muscoli si adattano agli sforzi. Attraverso dei confronti tra bodybuilder e sedentari alcuni studi hanno favorito la tesi che nell’uomo esista questo fenomeno, altri invece lo hanno smentito.

Per ora quindi gli unici studi a favore della memoria muscolare sono a livello di sistema nervoso e non di fibre muscolari, quindi dati alla mano è per il momento prudente citare l’iperplasia quando si osserva il rapido processo di recupero di forza e massa in certi ex atleti tornati a spingere in palestra. Evidentemente le cellule, sebbene non si siano moltiplicate, possono ritornare attraverso nuovo stimolo alle precedenti dimensioni in tempi più rapidi. Si potrebbe parlare quindi di una memoria cellulare e ipertrofica. Se ci pensiamo le cellule sono fatte di membrane fosfolipidiche che contengono fluidi, è facile supporre che  tali membrane una volta stirate e ingrandite difficilmente tornino alla dimensione iniziale, almeno non in tempi brevi.

Come un palloncino che gonfiato oltre un certo limite si deforma, non torna più alla dimensione originale e può essere poi rigonfiato al massimo con minor sforzo, proprio perchè la sua membrana non esercita più resistenza come la prima volta che l’abbiamo gonfiata.  Affascinante, ma andrebbe provato.

In conclusione possiamo dire che l’esercizio in palestra ha effetti sulle nostre strutture nervose e quindi quando ci alleniamo per lunghi periodi non soltano impariamo a memoria gli esercizi e le esecuzioni, attingendo alla memoria procedurale che ci aiuta anche quando rimontiamo in bicicletta dopo anni o torniamo a scopare dopo qualche mese di seghe. Una volta che hai imparato a centrare il buco ad occhi chiusi non ti dimentichi più come si fa!

La conclusione più logica, e l’unica supportata da una quantità considerevole di statistiche mediche, è che quando torniamo in palestra dopo uno stop i nostri muscoli devono ricominciare a lavorare da capo, ma il nostro cervello no.

È come se dovessimo ripercorrere un sentiero fatto anni prima, questa volta con una mappa da noi elaborata durante la prima esplorazione del sentiero. Il tempo di percorrenza sarà sicurmante minore, salvo non passare per il Parco.

Studio sugli effetti che lo sport di resistenza ha sul cervello

Class Alfa

Appassionato di miglioramento personale. Esperto di chirurgia plastica e maxillofacciale, sociologia e gestione di micro impresa.

2 commenti su “La memoria muscolare esiste?”
  1. Questo articolo non tiene conto di un fattore che sembra essere importante per la memoria muscolare, il numero di mionuclei. Secondo il Professor Gundersen dell’università di Oslo, in seguito ad un lungo periodo di allenamenti si ha un incremento del numero di mionuclei nella fibra muscolare. Dalla membrana del nucleo si diparte il reticolo endoplasmatico rugoso, sull’emistrato citosolico della membrana del reticolo sono adesi i ribosomi deputati alla sintesi proteica, questi sono adesi anche sullo strato citosolico della membrana nucleare. Alcuni di questi ribosomi possono staccarsi ed andare a far parte della frazione libera di ribosomi deputata alla sintesi di proteine intracellulari. In seguito al deallenamento il numero di mionuclei non diminuisce, questi si spengono semplicemente, ma in seguito a nuovi stimoli allenanti il muscolo presto riattivera i mionuclei spenti durante il deallenamento. In sintesi: una persona deallenata ha un numero di mionuclei maggiore rispetto a quello di un neofita, nel atleta deallenato di conseguenza dopo uno stimolo allenante la capacita di sintetizzare proteine muscolari è comunque maggiore di quella di un neofita.
    (Psilander et al, 2019)
    DOI: 10.1152/japplphysiol.00917.2018

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