• Luglio 25, 2024

Vivo a Panama dal 2017

DiClass Alfa

Ago 22, 2022

Alcuni lettori mi hanno chiesto ripetutamente dove vivo e di fare un resoconto sulla mia vita da espatriato. Eccolo.

Era il lontano 2010 e si avvicinava una delle mie ultime estati da studente. Era ormai palese per me che non stavo andando bene come uomo, come essere umano a tutto tondo. “Sentivo puzza di bruciato” nella mia vita. La scuola mi appassionava solo a tratti ma non riuscivo a vedere una fonte di soddisfazione nello studio. Andare a scuola era per me, come per molti, una specie di lavoro. Un dovere da portare avanti. E cosí facevo. Lato figa ovviamente non pervenuto, ai tempi ero ancora vergine, non per scelta mia. Per il mio futuro non avevo le idee molto chiare a parte il fatto che la carriera militare, una delle cose che avevo sempre tenuto come alternativa, come piano B, non era fattibile. Ai tempi infatti vigeva ancora il limite di statura a 1.65, che dato l’enorme numero di ragazzi che ogni anno, specie dal sud, andava ad arruolarsi, era usato come comodo sistema per scremare. A 1.63 ovviamente non aveva nemmeno senso provare, perché investire in quello che sarebbe stato un fallimento assicurato? I forum online, ancora diffusi ai tempi, erano pieni di racconti di ragazzi arrabbiati che venivano rimandati alla visita medica e poi facevano inutilmente causa allo Stato. Una pagliacciata che mi volevo risparmiare anche perché sapevo che avrebbe avuto conseguenze psicologiche non piacevoli. L’esercito italiano é ormai a tutti gli effetti un ammortizzatore sociale per il meridione, non ha nulla di poetico, di magico, di eroico, e lo capii prima di mettermi dietro seriamente a quel progetto. Decisi, in sostanza, di non scalare uno specchio.

Cosí andavo avanti ad analizzare le mie prospettive per il futuro mentre la scuola andava avanti e il momento del diploma era sempre piú vicino.

Fu proprio in quell’estate 2010 che mi misi a fare un’attenta analisi di quelli che potevano essere i paesi in cui forse avrei potuto tentare di rifarmi una vita. Non vedevo ancora l’ipotesi Italia come del tutto da scartare, ma mi gasava molto l’idea di avere un paese di scorta. Probabilmente per me era giá una scappatoia mentale. Cosí filtrai secondo due fattori principali: la lingua e l’economia. Dato che per motivi familiari parlavo giá un discreto spagnolo iniziai a filtrare i paesi e mi imbattei in un interessante quanto sconosciuto paese: Panama. Per le statistiche dei tempi Panama aveva una posizione economica buona non solo a livello regionale, ma addirittura a livello mondiale. Rimasi molto colpito da un dato statistico. Panama era stato l’unico paese ad avere il tasso di crescita economica del 2009 migliore rispetto al 2008, tutti gli altri paesi, anche il gigante Cinese, avevano visto la propria crescita rallentata dalla famosa crisi, mentre Panama per diversi fattori non solo era continuata a crescere ma aveva addirittura migliorato rispetto l’anno precedente.

Sono passati molti anni e qualche dato forse lo ricordo male, ma ricordo bene che Panama si era distinta durante la grande crisi 2008 e questo aveva acceso il mio interesse su quell’insignificante paese.

Iniziai a leggere blog e a vedere video, pagine su wikipedia e ogni altra informazione possibile e nel 2012 feci il primo viaggio, poco dopo la maturitá. 11 giorni da solo a Panama a 20anni per confrontare la realtá con quello che avevo potuto raccogliere i due anni precedenti.

Il paese mi apparve come incredibilmente attivo. C’erano letteralmente cantieri ovunque, molti stranieri, attivitá di ogni tipo. Parlando con le persone ebbi modo di vedere come in generale si respirasse un aria molto diversa dalla grigia Italia, un paese di vecchi depressi e negativi su letteralmente tutto. Panama era diversa, Panama era ottimista, e questo per me era molto positivo.

Passarono alcuni anni e feci in tempo a laurearmi in Economia, laurea triennale, per constatare che l’Italia restava sempre uno stagno economico. Feci anche qualche colloquio, ma dopo aver costatato che la triennale non bastava, che avrei dovuto studiare altri due anni per ambire a un lavoro dignitoso, decisi di partire. Non avevo nessuna voglia di farmi altri due anni da universitario senza soldi, in attesa di non so cosa, vedendo davanti a me tutte le compagne di corso fare la vita da sogno che oggi conduce ogni vagino munita giovane in Italia e in generale nei paesi di primo mondo.

Oltre alla situazione economica e lavorativa ovviamente c’era dell’altro. Abbandonai l’Italia anche nel tentativo di vivere una nuova vita come uomo. Le cose con le donne in Italia erano andate molto male. Per un risultato, peraltro misero, toccava sempre faticare davvero tanto. In parole povere per scoparmi una cessa obesa plurisborrata dovevo provarci a raffica sia dal vivo che sui social. Era sempre la stessa storia. Ci provavo anche a costo di distruggermi la dignitá per poi comunque vedermi sempre superato dal solito belloccio magari pure ignorante, tatuato e cafone, ma alto e attraente.

A Panama le cose sarebbero andate sicuramente meglio sul lato donne e qui sul blog qualcosa ho scritto.

Torniamo al trasferimento a Panama.

Arrivo il 28 febbraio 2017. Sono un 24enne con pochi soldi, zero conoscenze, e molte incertezze.

Appena arrivato, letteralmente due giorni dopo, mi vedo con l’avvocato per iniziare da subito a fare la residenza. Nel giro di una ventina di giorni sto giá lavorando. Sono aiutante presso una ditta multiservizi per la modica cifra di 20 dollari al giorno, che poi diventeranno subito 24 vista la mia voglia di lavorare diciamo un po’ “distante” da quella del latino americano medio. In quella dittarella imparai molto e ricordo bene che lavoravo come un animale, senza pensarci, perché mi divertiva e mi teneva impegnato.

Poi da lí altri lavori sempre abbastanza pesanti e un’esperienza di 8 mesi in un’azienda di 80 dipendenti in officina da cui me ne andai cuando una posizione in ufficio molto affine a me venne coperta da una ragazza nuova. Se ne andava una storica dipendente e pensavo di poterla sostituire. La sostituí invece una giovane culona. Sebbene il titolare avesse dato indicazione di preparare me per quel luogo la vecchia dipendente, abbastanza influente anche se uscente, decise di formare lei una ragazza assunta all’occorrenza. Da lí mai piú lavorato sotto padrone, piú che altro per orgoglio.

Dal giugno 2018 ho attivato la mia impresa partendo molto alla larga. Ho fatto di tutto, cercando all’inizio di fare l’idraulico che era un po’ la professione sulla quale mi appoggiavo per sopravvivere. Scontrandomi con il mercato e con le grandi differenze con l’Italia ho compreso che l’idraulica mi avrebbe fatto fare sempre la fame in un paese senza riscaldamento praticamente nel 99% delle case e con la tecnologia idraulica davvero indietro.

Insomma un paese dove chiunque puó vendersi come idraulico.

A giugno del 2019 sono andato su un tetto per la prima volta e da allora non sono piú sceso. Ora sono un coperturista, in uno dei paesi piú piovosi del mondo. Un lavoro che ho imparato da zero e da solo, spaccandomi letteralmente le mani e la schiena, guardando video su internet, rubando trucchetti a qualche collega. Il mercato mi ha in qualche modo detto che questo era il lavoro da fare, che attorno a questo servizio potevo costruire un’azienda di successo. Ora vivo del mio lavoro che al di lá della durezza fisica amo profondamente. Ne parleró in un articolo dedicato. Fare i tetti o ripararli a Panama é durissimo, e forse anche per questo non siamo in molti a farlo almeno a un livello decente.

Ora sono qui da oltre 5 anni, direi che la fase piú dura é passata. Non penso molto all’Italia onestamente, un paese che non mi riconosce come uomo é un paese alla fine che non mi merita, o forse io non merito lui perché non ne sono all’altezza. Non ho problemi ad ammettere che forse non sono all’altezza dell’Italia. L’Occidente moderno, edonista e superficiale, non ha letteralmente spazio per un italiano emigrante che fa l’artigiano e cerca nel suo piccolo di ritagliarsi una realtá dignitosa. Oggi in Italia se non sei al top, al massimo in tutto, perfetto in estetica, con tanti soldi e ben posizionato fai la vita del verme. L’uomo medio in certi paesi vive una condizione di mediocritá personale davvero insostenibile.

L’avventura all’Estero.

Andare all’Estero per molti é una semplice esperienza, una fase, una prova. Per altri invece é un momento che determina la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro. Per alcuni, come me, non c’é ritorno a casa.

Ai lettori che ci stanno pensando dico di ripensarci ancora mille volte perché é piú duro di quello che pensate. E soprattutto se non siete soddisfatti dell’Italia cercate di andare in un paese dove la vostra italianitá possa essere in qualche modo apprezzata e non penalizzante. Evitate di andare dove siete preceduti da un alone negativo. Trasferitevi dove non siete l’ennesimo italiano, ma siete uno dei pochi italiani in luogo. Vi andrá meglio sicuramente.

Altra cosa che ho imparato vedendo i moltissimi italiani che anche qui, come altrove, provano a fare gli imprenditori e poi falliscono miseramente. Non pensate, per favore, di essere in grado di gestire un ristorante solo perché “ve piace magná” e sapete fare le tagliatelle a mano. La ristorazione é un mestiere, non uno scherzo. Non vi dico quanti ne ho visti fallire. Non sentitevi superiori ai locali solo perché siete europei o avete la pelle un po’ piú chiara. Per sentirsi superiori bisogna esserlo, e questo lo si dimostra con i fatti, non con un passaporto che non ti sei guadagnato. Se andate in un paese nuovo vi tocca sporcarvi le mani in un modo o nell’altro.

Se non avete etica del lavoro, se non venite da una famiglia dove si lavora duramente da sempre non avventuratevi, se dovete andare all’estero fatelo ma senza improvvisarvi in niente. Meglio essere onesti con se stessi, si risparmiano tanti soldi. Ci si compra qualche immobile, in uno si vive e con gli altri si vive dell’affitto, adattandosi al nuovo reddito. Molti credono che in Italia fare l’imprenditore sia difficilissimo per la burocrazia, e pensano per qualche strano motivo che non possano esistere sistemi piú macchinosi e burocratici. Fare l’imprenditore all’estero é nel 100% dei casi piú difficile che farlo a casa propria perché si vende a gente che non si conosce in un mercato che non si conosce. Se volete andare all’estero, specie in paesi ipercompetitivi e capitalisti come Panama, non improvvisatevi se non siete davvero convinti del progetto. Meglio un lavoretto tranquillo o una rendita, anche minima, su cui appoggiarsi…

All’estero sará sempre piú difficile l’avventura imprenditoriale anche perché non avete tutto quell’ambiente fatto di amici e parenti che vi danno una stabilitá e una continuitá emotiva. All’estero dovrete lavorare costantemente, almeno i primi anni, per costruire il vostro nuovo equilibrio fatto di abitudini, contatti, luoghi di riferimento, spazi “vostri”. Questo percorso di per sé é giá stressante e complesso.

Class Alfa

Appassionato di miglioramento personale. Esperto di chirurgia plastica e maxillofacciale, sociologia e gestione di micro impresa.

5 commenti su “Vivo a Panama dal 2017”
  1. Bello questo coming out. Da un po’ ero curioso di sapere che attività svolgessi, ma vedendo che eri un po’ riservato non te l’ho mai chiesto. Ottimo intuito a trovare il ramo giusto. Hai ancora idea di investire nell’immobiliare o lo stai già facendo? Di tutte le persone che ho conosciuto virtualmente in questi anni sei quello che più è riuscito a cambiare la sua vita, e la cosa sorprendente è che ci sei riuscito nonostante una condizione di base più svantaggiosa di tanti altri. Ti stimo molto e sono felice di sentire che ce l’hai fatta.

    1. Amico caro ho fatto qualche passo in avanti e sicuramente sto meglio di prima, ma non “ce l’ho fatta” purtroppo dato che comunque sono ancora incompleto, lotto contro la depressione, non ho costruito niente di importante con una donna. L’importante é seguire un percorso sensato e positivo, e almeno questo lo sto facendo.

  2. Ciao, passavo di qui e pensavo di salutarti. Confermo tutto sulla tua analisi, finora non ho visto neanche un italiano riuscire nel sogno di: “Minchia, ci apriamo una rosticceria siciliana all’estero e ci facemu i picciule!” Sono finiti tutti cornuti e mazziati, tutti dal primo all’ultimo. Purtroppo la gente non capisce che GESTIRE un posto richiede skills molto diverse da quelle che ci vogliono per LAVORARCI.
    Tu, piuttosto, come vanno i tuoi progetti di diventare un imprenditore rampante?

    1. Un gradito saluto caro amico, spero tu stia bene. Incredibile come internet riesca ad unire la feccia crema dei maschi nostrani!

      Sul lato lavoro ho fatto sicuramente passi avanzi, ma lungi da essere un imprenditore rampante. È un percorso durissimo sul piano umano e anche fisico per ora, peró credo di aver preso la direzione corretta finalmente.

  3. Molto onestamente dici che fare l’imprenditore all’estero è ancora più difficile che farlo a casa propria.
    Non capisco però perché allora tu non abbia tentato questa strada in Italia…

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