Fin da quando ero piccolo ho sempre sentito il fascino del carcere. Colpa delle decine di film d’azione con protagonisti dei carcerati? Probabilmente sí.
Ricordo con grande passione “Il fuggitivo” con Harrison Ford, “Fuga da Alcatraz” con Clint Eastwood e il mio preferito “Life” con Eddie Murphy.
Insomma i carcerati in questi film erano sempre dipinti come simpatici, tenaci, allegri anche nelle avversitá e quasi…innocenti.
Negli anni peró, anche nella vita adulta, ho continuato a sentire questo strano misto di rispetto e simpatia per chi é stato in carcere.
Un collega di mio padre, il papá di un amico o chiunque fosse. Se sapevo che era stato dentro mi sembrava in qualche modo un figo, un vero uomo, un duro. Perché?
Tutti sappiamo che le donne hanno una folle attrazione per i carcerati, ma perché anche noi uomini in qualche modo li rispettiamo?
La questione peró differisce un po’ dalle donne. Sebbene loro sentano un ancestrale desiderio di copulare con un criminale per motivi evolutivi, noi sentiamo qualcosa di diverso. Noi li possiamo disprezzare per i loro errori, ma sentiamo comunque rispetto e purtroppo, molte volte, anche ammirazione.
Il buon Redpillatore ha esplicato in diversi articoli l’annosa questione dei criminali come massima fonte di eccitazione femminile.
Ma perché anche noi uomini? Perché anche chi si prepara, studia e vuole apportare qualcosa di positivo al Mondo finisce per apprezzare un uomo, magari buono a nulla, che si é fatto qualche anno in gattabuia?
Il motivo é semplice. Il carcere é ad oggi uno dei pochi rituali di iniziazione rimasti in Occidente.
Non esistono piú guerre. Non c’é servizio militare. Nessuno si sposa e fa bambini da giovane. Alcuni, illudendosi, pensano che andare qualche mese in Australia o a Barcellona, con piú italiani che in patria, possa fare qualcosa.
Cosa separa oggi i bambini dagli uomini? Il tatuaggino alla Corona fatto a 18 anni? Una sbronza pesante? Andare a puttane?
Uno dei pochi eventi che ad oggi possono veramente segnare una linea nella vita di un giovane ragazzo e renderlo uomo é il carcere.
Pagare una pena circondato dalla peggiore feccia della societá, stando rinchiuso, con poco cibo, senza conoscere nessuno é davvero duro e anche un pinguino capirebbe che dopo quell’esperienza non sei piú lo stesso.
Per questo “ammiriamo e stimiamo” gli ex carcerati, perché hanno sopportato moltissime difficoltá.
Il carcere, per quanto assurdo possa sembrare, ha anche aiutato tanti uomini a capire cosa stavano sbagliando nella vita.
C’é peró un lato che non va trascurato. L’esaltazione dei carcerati fatta dai media con serie televisive e film, che li dipinge sempre come modelli malati di virilitá, ha un senso solo nell’ottica folle di un Occidente decadente. Il carcerato é il perfetto modello per una societá che ha deciso di autodistruggersi sull’altare dell’edonismo. Il galeotto é impulsivo, aggressivo, ambizioso in senso negativo, irresponsabile. La colpa é sempre degli altri per il carcerato. Lo Stato, la famiglia, le droghe, il quartiere, le cattive amicizie. E purtroppo solo in pochi capiscono davvero di essere loro in prima persona il problema.
Insomma, invece di usare il carcerato come esempio negativo da qualche decennio a questa parte li dipingiamo come eroi tenebrosi. Dobbiamo quindi capire i motivi per cui noi uomini sentiamo ammirazione per un carcerato e a volte fantastichiamo sul finire in carcere per qualche mese giusto per fare l’esperienza.
Dobbiamo riflettere su cosa é giusto e cosa é sbagliato, su quali sono i veri modelli da seguire.
Il carcerato deve servirci come esempio negativo e mai dobbiamo attribuirgli qualitá positive, o si rischia di cadere in trappole mentali che non portano a nulla di buono. Assolutamente sí alle prove, agli sforzi, al mettersi in situazioni di merda per rinascere, ma senza rovinare la societá, uccidere, vendere droga.
Chi va in carcere nel 99.9% dei casi lo merita. I modelli da seguire sono altri. Lasciamo l’esaltazione dei criminali all’altra metá dell’Universo…
Ciao Class, felice di vederti di nuovo all’opera. La tua assenza si è fatta sentire parecchio e sono felice che tu sia tornato.
Per quanto riguarda l’articolo: ineccepibile. Ma aggiungerei una riflessione ulteriore, il fatto che lo stesso rito di iniziazione dei carcerati si rispecchia parallelamente nel caso di una guerra.
Siccome penso che questa incombente questione ci riguarderà a breve, penso che sia un errore volersi tirare indietro nonostante il totale fallimento dello Stato italiano di questi repubblichini prendinculo burattinati da quel vecchio demente alla Casa Bianca.
Non andrei di certo in guerra per difendere un sistema lurido, marcio e mafioso che vuole trasformare gli uomini in pervertiti siedincazzo con l’ossessione di farsi evirare per diventare donne artificiali. Queste sono le conseguenze da pagare se si vuole un padrone che ci sfami. Il conto arriva sempre.
Andrei in guerra per diventare la versione più forte ed estrema di me stesso, per essere un veterano, senza paura, e guardare dall’alto in basso i figli di papà con il culo salvato dai politicantini locali/zii nell’esercito che hanno avuto qualche spinta per evitare il reclutamento. So quanto costa, ma il rischio vale la candela.
Detto questo, un abbraccio agli uomini veri di questo paese, e che possiate trovare la forza che meritate
Grazie caro, ero assente per fancazzismo altro che scuse.
Non so onestamente quanto i padroni americani ci sfamino. Ci hanno sottomesso militarmente e ora siamo una pedina del loro impero, come i Tedeschi, ma sia loro che noi potremmo fare anche senza.
La guerra é il rituale d’iniziazione per eccellenza, ora é un po’ snaturata dalla tecnologia, ma comunque servirebbe a qualcuno. Io col cazzo che andrei a combattere comunque!!! Combattere per salvare i privilegi di Vladimir Luxuria e Cecchi Paone?…loro dovrebbero andare in guerra, ma non come soldati, come palle di cannone!!! Con tutti i benefici che hanno incassato negli anni ripagherebbero qualcosa.